Isola di Ustica (Sicilia)Questo testo di Giuseppe Ippolto, pubblicato per la prima volta sul numero di ottobre 2004 della rivista Sikania con il titolo: "Ustica, l'Argiope lobata", è integrato da alcune precisazioni in corsivo, gentilmente proposte con lettera del 4.6.2010, dallo studioso Giovanni Mannino che ad Ustica ha condotto una campagna di scavi nel decennio 1970-1980. Scavi che allora portarono anche alla scoperta del Villaggio dei Faraglioni |
Attraversando la parte più antica
dell'abitato di Ustica, e andando in direzione dei rilievi, ci si ritrova oggi
su un quadrivio di strade asfaltate. Da questo punto, nel passato, una
mulattiera avanzava verso sud ovest, per poi inerpicarsi tra il versante
settentrionale e lo sperone ovest di una cima che dai locali era denominata
"Colonnella". Oggi neanche l' I.G.M riporta più questo toponimo e quello che oggi è
semplicemente indicato come Monte Guardia dei Turchi, ancora trent'anni fa,
aveva un nome diverso per ciascuna delle sue cime. Alla Cima Colonnella (m 238)
seguiva, procedendo verso ovest, la Guardia di Mezzo (m 248), che era il punto
più alto e dove era anche costruito il semaforo al cui posto è oggi l'eliporto.
Dopo una profonda sella, seguiva finalmente il Monte Guardia dei Turchi (m 234)
propriamente detto. Era quest'ultima la cima, dominante la parte meno
frequentata dell'isola, dove, probabilmente, stava la guardia per avvistare i
pirati. Il Monte Guardia dei Turchi, quello vero, si chiama anche Costa del
Fallo per via dei suoi versanti ripidi, mentre quello che attualmente le carte
riportano come Monte Guardia dei Turchi, è l'insieme della Cima Colonnella con
la cima Guardia di Mezzo.
I processi che portano all'evoluzione dei toponimi, sono legati alle
trasformazioni d'uso del territorio e al procedere dell'oblio della ragione per
la quale quel nome è stato assegnato. In questo specifico caso è preferibile
riportare però i toponimi più antichi, da un lato perchè più che trasformarsi
gli stessi sono stati semplificati e dislocati, dall'altro perchè, riportati
com'erano, aiutano a capire meglio la funzione di difesa dai pirati. Il problema
probabilmente non era di avvertire dell'arrivo di pirati, o altri pericoli, provenienti da est, da
sud o da nord; per questo c'era un paese intero con bella ed ampia vista a sud,
un comodo rilievo di 154 m a est dell'abitato dove oggi sono i ruderi del cosidetto
"Castello Saraceno", costruito dal Borboni, e la Torre S. Maria. Il punto debole era proprio la costa
ovest, invisibile dall'abitato, ed ecco la funzione di guardia dalla cima più ad ovest della catena.
La montagna di Ustica è formata da tre cime, il Calacara nomina le due maggiori: Guardia del Turco ad ovest, di 912 piedi e Guardia di Mezzo al centro di 964 piedi. Della Cima Culunnella parla invece il D'Asbergo. Sulla Culunnella è un villaggio del Bronzo antico (2000 - 1450 a.C.). Nella dorsale orientale è una necropoli di tombe "a forno", nei pressi è anche una piccola grotta di scorrimento lavico con a monte un tratto del condotto smatellato, la Grotta del Passo di Don Bartolo.
Il primo tratto dell'antica mulattiera è oggi asfaltato, poi si incontra un
bivio: a destra una strada sterrata si mantiene alla base delle pendici
settentrionali dei rilievi fino al Pozzo Lapillo, a sinistra invece la traccia
corrisponde alla la vecchia mulattiera di cui dicevamo, che sale, per cresta,
alla cima Colonnella. Percorrendo quest'ultimo sentiero verso ovest si ha a
destra la pineta artificiale di Pinus halepensis del ripidissimo versante nord,
e a sinistra un pendio meno ripido con coltivi, aspetti di macchia e gariga.
E' qui, intorno alla Cima Colonnella, che incontriamo una delle specie più
grandi d'Italia dell'ordine dei ragni: L'Argiope lobata. Il nome specifico
richiama i lobi laterali che caratterizzano l'opistosoma, meglio conosciuto come
addome. La specie è stata descritta per la prima volta nel 1772 ed è numerosa
anche alle Isole Eolie. Non deve sorprende il fatto che le pubblicazioni
divulgative su Ustica, neanche quelle relative alla Riserva Naturale terrestre,
citino il ragno tra le specie meritevoli di osservazione. Si teme lo scontro con
l'aracnofobia diffusa. Quest'artropode chelicerato stupisce per la sua
straordinaria abilità e consente importanti considerazioni in ordine al rapporto
tra i singoli organismi ed i loro geni ed in particolare sull'estensione
dell'effetto degli stessi oltre il fenotipo (Richard Dawkins - Alla conquista del Monte improbabile). Il fenotipo è l'aspetto visibile
del genotipo e con questo termine di solito ci si limita a considerare, la
forma, il colore, la struttura del corpo di un organismo. Ci si è accorti però,
che la forma della tela di un ragno, e la tela della femmina dell'Argiope è
veramente grande, è determinata anch'essa direttamente dalle informazioni
contenute nei geni, allo stesso modo di come sono determinate le altre parti del
suo corpo. La confusione qui potrebbe nascere dall'errore diffuso di considerare
la tela come un atto creativo del ragno, come se fosse una deduzione da una
libera progettazione. In realtà sono ancora i geni che, dopo aver costruito il
ragno, costruiscono anche la tela. I geni estendono quindi i loro effetti di là
del corpo che li ospita e la tela diventa un'estensione del fenotipo stesso.
Nel genere Argiope solo le femmine raggiungono grandi dimensioni, i
maschi sono molto più piccoli. La loro tela è caratterizzata anche da un zigzag
di seta che parte dal centro della tela e si estende in basso. La funzione di questo disegno non è chiara, ma come
tutte le strutture che si evolvono per selezione naturale probabilmente c'è un
vantaggio: alcuni ritengono sia utile a sviare gli uccelli, altri suggeriscono
serva a far credere alle prede che nella tela ci sia un buco, altri pensano ad un semplice rinforzo.
Procedendo per la sella Tra Guardia di Mezzo e Guardia dei Turchi, e scendendo
verso nord, si incontrano le grotte di lapillo: vere e proprie cave
utilizzate per ricavare materiale da costruzione. Da qui si può procedere fino a
Monte Gaurdia dei Turchi o Costa del fallo da dove si gode di magnifico
panorama.
I Rilievi di Ustica sono quello che l'erosione non ha ancora smantellato di
edifici vulcanici attivi fino a circa 420.000 anni fa. In diversi luoghi dell'isola
sono stati descritti dei fori da cui fuoriesce aria caldo-umida detti vuccaroli o fumarole. Si ritiene però che tale fenomeno non abbia molto a che fare con il vulcanismo, ma sia piuttosto legato a fenomeni geotermici.
Il Calacara segnala "Vuccarole" presso il campo di calcio, ma queste devono essere state interrate ed oggi non se ne trova traccia. Alle ricerche di G. Mannino sono seguite quelle di Vito Ailara. Vi sono tre pubblicazioni al riguardo: F. Foresta Martin, "Il respiro dell'antico vulcano" - Newsletter,2/1998, parla di emisioni di vapore acqueo e gas endogeni; Il Naturalista Siciliano, XXV, 1-2, 2001, pp. 15-25; G. Mannino, "La Grotta del Fumo e i vuccaroli di Ustica", Newsletter,4/1998. Per il Mannino si tratta di "cavità barometriche"
La vegetazione naturale è una gariga con tratti di macchia, la cui specie
caratteristica è il Lentisco Pistacia lentiscus, che ha un portamento prostrato.
Alcune avventizie, tra queste il pino e l'eucalipto, assumono, in vicinanza del
mare, lo stesso portamento del lentisco. Diffuse tra le rocce sono le piante di
Cappero, Capparis spinosa, e, in estate, dominano gli incolti le infiorescenze
sferiche di un aglio selvatico (Allium sp.). Vicino al mare, tra le alofile
troviamo invece, abbondante, la pianta per la cui tutela è stata istituita la
Riserva terrestre: il Limonium bocconei che ad agosto è in fiore.
La motivazione dell'istituzione della riserva terrestre si è poi estesa alla
tutela degli uccelli migratori, di cui l'isola è un luogo di sosta obbligato. Da
diversi anni ormai l'Università censisce i numerosi uccelli di passaggio, e
predispone allo studio dei loro spostamenti con una campagna d'inanellamento.
Ci sono altre emergenze naturalistiche meritevoli di tutela, ad Ustica, di cui
fino ad oggi si è parlato poco: si tratta delle raccolte d'acqua piovana in
roccia, ambienti molto delicati, sempre più rari, che consentono la
riproduzione del rospo smeraldino (Bufo viridis), l'unico anfibio dell'isola,
tutelato da specifiche direttive comunitarie. Ancora, tipici di questi ambienti
temporanei, sono due splendidi crostacei: Il Chirocephalus diaphanus e il Triops
cancriformis.
Il più noto di questi stagni temporanei è Il Gorgo salato, raggiungibile a piedi
con un sentiero che costeggia la cosa di tramontana dell'Isola. Provenendo da
Ustica, per raggiungerlo, si deve andare in direzione della Cala del Camposanto
e proseguire, attraversando, o aggirando quando è chiusa, l'area degli scavi
archeologici. Il gorgo si trova a sud ovest della Punta omonima. In estate si
nota appena una depressione arida e ghiaiosa, con intorno alcune rocce
affioranti che recano i segni orizzontali lasciati dai livelli raggiunti
dall'invaso in inverno. A dispetto del nome salato, nei mesi invernali,
raccoglie e mantiene una certa quantità d'acqua dolce piovana. Altri ambienti
simili si trovano dei pressi di San Bartolicchio, anche qui è una colonia di
Bufo viridis, ed in località Uriceddi, nei pressi del Dissalatore. Qui ci sono
una serie di piccole pozze in roccia basaltica, umide solo in inverno, con una
ricca fauna invertebrata.
I Gorghi, Salato, Rando, Matese, Bagiano e Bartolicchio, sono invasi che risalgono alle fattorie tardo romane (V-VI sec. d.C.). E' probabile che siano esistiti questi ed altri invasi anche durante gli anni in cui erano attivi i villaggi del medio Bronzo.
Un altro itinerario pedonale possibile ad Ustica porta dal paese fino ai ruderi del castello borbonico, sulla Cima Falconiera, oppure al Faro. Lungo il percorso è possibile osservare piccoli ipogei artificiali costituenti una necropoli con tombe di varie epoche. Nei pressi del Castello sono subito evidenti numerose piccole strutture scavate per l'approvvigionamento idrico, alcune sono ancora piene d'acqua. Quelle che hanno perso l'originaria copertura, che le manteneva al buio, ospitano una ricca flora d'alghe unicellulari, oppure un tappeto di lenticchie d'acqua (Lemna minor), che non sono buone da mangiare come quelle biologiche coltivate ad Ustica, ma colorano di verde la superficie.
Sulla cima della Falconiera è una necropoli tardo romana (V-VI sec. d.C.). Tombe a fossa e quattro a camera paleocristiane, l'abitato era alle "Case Vecchie", dove è la Scuola Media. Le cisterne sono oltre quaranta, sono antiche quelle tondeggianti.
Giuseppe Ippolito - Coop. Artemisia artemisianet@tin.it - 0916824488 - 3403380245 |
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Scheda Tecnica Per Monte Guardia di Mezzo Dislivello circa 200 metri Distanza circa 2 Km Tempo di cammino circa 40 minuti Per il Gorgo Salato Dislivello: trascurabile Distanza: circa 2 Km Tempo di cammino circa 25 minuti Per il Castello Saraceno dislivello: circa 100 metri Distanza: circa 1 km Tempo di percorenza: 15 min Un autobus di linea percorre il periplo dell'isola regolarmente e in pochi minuti. |
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