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Le valli dell’Anapo e del Calcinara |
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Le profonde valli dell'Anapo e del Calcinara uniscono la suggestione di antiche e antichissime tracce di storia ad una sorprendente flora e fauna collinare e ripariale. Tra il VI ed il VII secolo d.C. gruppi di abitanti delle coste della Sicilia, forse minacciati da saccheggi o spinti dalla crisi, decisero di trasferirsi sui Monti Iblei e ingrandirono antichissime tombe scavate nella roccia sin dall'età del bronzo per trasformarle in villaggi rupestri con appartamenti e chiesette: i villaggi bizantini. Uno di questi luoghi è Pantalica, frammento dell'altopiano ibleo isolato da profonde forre che per il suo aspetto facilmente difendibile è stato sempre scelto come rifugio. Sin dal XIII secolo a.C. si stabilirono qui popolazioni indigene all'arrivo di nuovi immigrati italici (Siculi, Ausoni e Morgeti) e qui rimasero isolati anche i Siculi all'arrivo dei Greci dal VII secolo a.C. Nel 480 a.C. i Siracusani costruirono un acquedotto, tutt'oggi perfettamente funzionante, che capta acqua dal fiume Calcinara e la trasporta fino a Siracusa, mentre sul finire del 1800 si decise di far passare per la Valle dell'Anapo la ferrovia a scartamento ridotto che doveva collegare i centri urbani iblei con Siracusa. La ferrovia rimase in funzione circa quarant'anni ed oggi la sua sede, costruita su solidi ponti e gallerie, è la principale via escursionistica per visitare la valle. A questo asse orizzontale si collegano i sentieri che salgono all'altopiano e scendono ai fiumi. La roccia che costituisce il rilievo tabulare ibleo è una marna miocenica localmente ricca di fossili marini, molto tenera da lavorare. La relativa facilità con cui può; essere scavata spiega perchè è così diffusa qui la pratica di costruire ambienti per via di levare. Un'altra roccia che spesso si incontra sul letto dei fiumi, sotto forma di grossi sassi scuri, vacuolosi e arrotondati è il basalto. Il basalto degli Iblei non proviene da attività effusiva subaerea, come ad esempio quello del vulcano Etna, ma da fuoriuscite di magma sottomarine. Sembra che al fondo del bacino ibleo, da alcune fratture della crosta, circa 15 milioni di anni fa, fuoriuscisse magma. Seppur su piccola scala è quello che ancora oggi avviene nelle dorsali medio-oceaniche, dove si forma costantemente nuova crosta con materiale basaltico proveniente dal mantello. Sulle pareti delle 'cave', termine locale che indica valli con pareti verticali scavate da fiumi e torrenti, oltre alle tombe a grotticella e agli ambienti rupestri scavati dall'uomo, ci sono anche grotte ed antri naturali. Una cavità a nord del Calcinara, è stata chiamata grotta delle meraviglie per la bellezza delle sue concrezioni. Alcune grotte ospitavano in passato colonie di chirotteri (pipistrelli) che fornivano il guano necessario ad una piccola industria locale della polvere da sparo. Le sommità dei rilievi sono in genere aride e spoglie di vegetazione arborea, ospitano interessanti arbusti termofili come la papilionacea Ononis natrix dai fiori gialli simili a quelli della ginestra e le foglie ricoperte da uno strato ceroso, appiccicoso, utile per limitare la disidratazione. Questa pianta perenne, insieme al finocchetto selvatico (Foeniculum vulgare) e al verbasco (Verbascum sp.), dalle grandi foglie ruvide color verde acqua, domina l'altopiano dell'Anaktoron, i resti di un antico edificio megalitico (XII; XI sec. a.C) probabile sede del potere ed unico edificio in pietra dell'antico insediamento. In primavera le radure assolate offrono la fioritura di numerose orchidee dei generi Ophrys e Orchis (Orchis italica, Ophrys tethredinifera, Ophrys lutea, Ophrys ciliata ecc.). Le Ophrys hanno evoluto la forma del fiore ad imitare la femmina di alcuni imenotteri, il maschio è attratto dalla forma e dai feromoni che il fiore è in grado di imitare e nel tentativo di un impossibile accoppiamento, gli rimane incollata addosso una sferula di polline pronta ad impollinare il successivo fiore della stessa specie che l'insetto visiterà. Sui letti dell'Anapo e del Calcinara cresce lussureggiante vegetazione naturale di saliconi (Salix caprea) e giganteschi oleandri (Nerium oleander). Qua e la cresce anche il raro platano orientale (Platanus orientalis), simile a quello usato nelle alberature urbane europee, ma con i lobi delle foglie molto più profondi. I versanti settentrionali ed orientali delle valli conservano interessantissimi lembi di foresta termofila mediterranea con lecci, perastri, alterni, ornelli ed olivastri e la flora rupestre è riccamente rappresentata. La fioritura primaverile attrae grandi lepidotteri come Iphiclides podalirius e Papilio machaon. Dappertutto l'uomo ha sfruttato la disponibilità d'acqua per coltivare agrumi e frutteti. Oggi Pantalica è ancora un rifugio, stavolta della fauna e della flora dell'altopiano Ibleo, tra i rifugiati ricordiamo il Granchio di fiume (Telphusa fluviatilis), crostaceo sempre meno frequente che si nutre di girini, lombrichi e piccoli animali aquatici. Può resistere anche al prosciugamento temporaneo del torrente, purchè vi sia copertura vegetale e nicchie riparate dal sole. Scheda tecnica:
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testo e foto di Giuseppe Ippolito email: artemisianet@tin.it |
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appartamento bizantino | ||||||||
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Anapo
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Anaktoron
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ponte ferrovia sull'Anapo
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Papilio machaon
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Telphusa fluviatilis
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