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Fossili e grotte di Monte Pellegrino

Testo e carta di Giuseppe Ippolito

carta di Monte Pellegrino Scarica la carta ad alta risoluzione Del Monte Pellegrino è disponibile un’ampia bibliografia naturalistica ed archeologica, la vicinanza alla città di Palermo ha consentito l’assidua frequentazione di appassionati studiosi e il promontorio ha offerto informazioni e conferme, su storia, preistoria e storia naturale. Le ricerche hanno riguardato le grotte, per il contenuto archeologico e paleontologico del sedimento in esse accumulato. La geologia del monte, costituito con poche eccezioni da rocce carbonatiche soggette alla dissoluzione carsica, ha consentito lo sviluppo di cavità orizzontali e verticali. Il catasto speleologico italiano ne descrive cinquantasei. Le grotte a prevalente viluppo orizzontale hanno in genere ingressi da zero a cento metri di quota e la loro origine ed evoluzione è legata al carsismo e alle variazioni relative del livello del mare. I sedimenti degli antri di ingresso e dei primi metri di queste cavità hanno restituito informazioni sulla fauna continentale estinta e sulla frequentazione umana. Ben note sono le incisioni rupestri datate al paleolitico superiore delle Grotte dell’Addaura e dalla Grotta Niscemi. Altri mammiferi fossili si trovano all’interno di paleosuoli: suolo sedimentato all’interno di fratture della roccia calcarea, di color rosso mattone, che a volte è cementato dalla calcite precipitata dalle acque sovrassature circolanti. Dai fossili ritrovati emerge un carattere endemico che prova condizioni di insularità del monte nel corso del plio-pleistocene. Le grotte a prevalente sviluppo verticale si aprono sull’altopiano e hanno origine tettonica, sono disposte, cioè, lungo grandi faglie o spaccature della massa rocciosa provocate dai movimenti crostali. Tra le grotte orizzontali è la Grotta Addaura Caprara, lunga circa due chilometri, splendida di concrezioni delicatissime al momento della scoperta, nel 1931. Negli anni successivi ha subito il saccheggio della folla di frequentatori richiamati dai resoconti sui giornali delle prime esplorazioni. Tra le grotte verticali la più bella dal punto di vista speleologico è l’Abisso della Pietra Selvaggia, profonda 171 metri, le cui esplorazioni, per iniziativa del CAS, per difficoltà tecniche e attrezzature pionieristiche, si sono diluite dagli anni venti agli anni cinquanta. Un altro abisso, scoperto durante i lavori per la costruzione del Castello Utveggio è rimasto inesplorato ed è stato usato per lo scarico delle acque nere. Le grotte ospitano sparute colonie di un chirottero (Rhinolophus ferrumequinum), la cui popolazione è in diminuzione in tutta Europa a causa dell'uso di pesticidi. Potrebbe avere un certo peso anche il disturbo delle colonie in grotta durante il letargo invernale. La successione sedimentaria marina di M. Pellegrino si presenta coricata per movimenti crostali per cui i sedimenti più antichi (Trias) affiorano a sud-ovest e quelli più recenti (Eocene) a nord-est. Le rocce eoceniche contengono fossili di foraminiferi dei generi Alveolina e Nummulites, organismi marini unicellulari grandi pochi centimetri e dotati di scheletro calcareo suddiviso in camerette. Osservando le rocce della parte settentrionale del promontorio si notano numerosi fossili variamente sezionati in forma anulare o triangolare allungata, sono le rudiste, nome collettivo che indica diverse famiglie di molluschi bivalvi marini che si sono rapidamente differenziate e diffuse nel corso del Cretaceo e che alla fine di esso si sono improvvisamente estinte. La rapida evoluzione ed estinzione di questi fossili è oggi utile per la datazione dei sedimenti del cretaceo e la loro presenza indica chiaramente un ambiente di scogliera, con mare poco profondo, della fascia intertropicale. Le rudiste più antiche vivono nelle aque calde e tranquille delle piattaforme carbonatiche, solo debolmente ancorate al sedimento. Nel corso del Cretaceo, si evolvono forme con una migliore capacità di cementare una delle due valve al substrato roccioso e quindi in grado di competere con idrozoi, esacoralli e alghe rosse incrostanti, per la colonizzazione di ambienti ad alta energia, esposti al moto ondoso del mare aperto. Con queste caratteristiche le rudiste rientrano nel gruppo degli organismi costruttori di scogliere. Le rudiste dei generi Hippurites, Radioites e Sauwagesia, i più diffusi alla fine del Cretaceo, hanno la valva destra, quella cementata alla scogliera, molto sviluppata e a forma conica o cilindroconica e quella sinistra appiattita e dotata di denti per l'articolazione ed altre strutture per l'ancoraggio dei muscoli preposti alla chiusura del guscio. Tra le rocce cretaciche, ricche di gasteropodi fossili del genere Nerinea, nei pressi della statua di Santa Rosalia, è documentata la presenza di un fossile spiazzato di ammonite. Oggi il fossile è scomparso, si trattava di un documento d’eccezione: il guscio di un animale pelagico spiaggiato sulla scogliera. Nella piana sommitale sono noti due stagni temporanei: il Gorgo Rosso, stagno naturale che ha invaso breve e modesto e il Gorgo di Santa Rosalia, artificiale, che si riempie con le piogge autunnali e si asciuga in primavera inoltrata o in estate. Il Gorgo è usato da una popolazione di rospo smeraldino (Bufo siculus) per la deposizione delle uova e da diversi piccoli crostacei d'acqua dolce per nutrirsi di fitoplancton o detrito organico e completare il loro ciclo prima del totale prosciugamento stagionale, con la produzione di uova capaci di conservarsi vitali nel fango dissecato. L'altopiano è rimboschito con pini, cipressi ed eucalipti, ma conserva una vegetazione naturale di euforbie fruticose ed olivastro. Le pareti calcaree settentrionali e meridionali ospitano associazioni vegetali rupestri. Numerose le piante naturalizzate dei generi Agave, Opuntia e Pennisetum.
Scheda Tecnica:
Principali accessi storici pedonali all’altopiano:
Scala vecchia: versante sud, ad est di Primo Pizzo, partenza Da Piazza G. Casino.
Valle del Porco: versante ovest, Parco della Favorita, dalle Ex Scuderie Reali. Media difficoltà.
Scaletta della Perciata: versante est a nord elle Grotte dell'Addaura. Sentiero esposto a tratti verticale e percorribile con difficoltà, consigliato l’uso di corde.
Sentiero della Vuletta Grande: versante settentrionale, su mondello, molto impegnativo e abbandonato da tempo.
Sentiero della Rufuliata: poco a nord della Valle del Porco sentiero comodo che si ricongiunge a quello dalla Valle del Porco.
Sentiero per la Grotta Niscemi e per la Roccia dello Schiavo: Sentiero con diversi accessi dalla Favorita che costeggia la base della parete ovest di M.Pellegrino. L’ingresso principale è dalle Ex Scuderie Reali
Accessi carrozzabili sono due strade asfaltate che salgono Da Valdesi e da Piazza G. Cascino.
Approfondimenti: G. Mannino: Le Grotte di Monte Pellegrino; V. Giustolisi: Topografia Storia ed archeologia di Monte Pellegrino.
Informazioni: Artemisia

Indice;
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