Val Vite - Una terrazza sul Fiume Sosio

pubblicato sul numero di novembre di sikania

Testo di Giuseppe Ippolito
Foto di Silvia Bello e Giuseppe Ippolito
###### Foto ### indice ### Sicani ### Carta Sicani

Dal centro di Chiusa Sclafani si procede verso la parte alta del paese fino a Piazza Meli; da qui inizia una strada non asfaltata che porta in Contrada Timpone e all’area forestale. Prosegue a quota 850 per il versante meridionale della Serra Uomo Morto e scende con due tornanti a Piano Cardone (m 773). Il Piano si trova alla testa della Valle Vite ed è qui che consigliamo di lasciare l’auto e proseguire a piedi, nonostante la carrozzabile prosegua per Contrada Muscola, Casa Coscino e Case Vite. Gli anziani del posto affermano che il nome “Vite” deriverebbe dai vigneti che un tempo occupavano le parti coltivabili del pendio, così come la vallata opposta prendeva il nome di Cardone perché probabilmente a lungo destinata alla coltivazione dei carciofi. Oggi non ci sono più carciofi e vigneti, il fondovalle è occupato per lo più da uliveti, piccoli orti e alberi da frutto: noci, fichi, cotogne, mandorle, alloro e anche nespole e agrumi. Il versante sinistro, esposto a sud, a parte le aree rimboschite a pineta, Pinus halepensis, e le pareti di roccia, ospita una gariga di Ampelodesmos ed erica. Nel versante destro della valle, esposto a nord, cresce invece una fitta macchia a dominanza di leccio e corbezzolo.
Il percorso a piedi segue la sterrata in direzione di contrada Muscola, ai primi due bivi si gira a destra seguendo le indicazioni in legno lasciate dai forestali; al terzo bivio, a quota 758, girare a sinistra, per percorrere integralmente il crinale sopra i dirupi di Contrada Monacelle, strapiombanti sull’alveo del Fiume Sosio. Il percorso è in parte una stradina inerbita ed in parte pista tagliafuoco. A destra del percorso si aprono grandiosi scorci sulle precipiti gole del Sosio e sui rilievi del versante opposto del fiume coperti di querceti. E’ facile scorgere sul versante sinistro della valle del Sosio, i cozzi boscosi di Danesi e Scorzone e persino i ruderi del Santuario di Sant’Adriano. A quota 600 circa parte a sinistra un sentiero che scende, immerso tra i lecci e i corbezzoli fino all’impluvio della Val Vite. Da qui si può ancora seguire per un breve tratto un’ampia pista in direzione del Sosio che s’interrompe nel fitto della lecceta. Per proseguire si fa affidamento a deboli tracce discontinue, parallele all’impluvio della Val Vite. Poco prima di arrivare al Sosio guadare l’impluvio e scendere al fiume.
Se consideriamo che era servita da una trazzera “regia”, oggi quasi interamente trasformata in pista forestale, la Val Vite potrebbe avere avuto nel passato una certa importanza come via di transumanza. La presenza di questa trazzera può suggerire l’antica esistenza di un guado sul Sosio per un accesso alla contigua Valle di San Benedetto e alle campagne di Palazzo Adriano. Quello che è certo è che oggi questo collegamento non esiste e che gli anziani locali affermano di non essere mai scesi al fiume.
Per la risalita, 430 metri di dislivello, si può seguire la via del bosco oppure raggiungere Casa Vite e da qui la strada sterrata per Casa Coscino.
Un percorso alternativo, panoramico e con dislivello trascurabile, può essere seguito lasciando l’auto tra la Serra Frattasa e la Serra Uomo Morto a quota 836 m. Da qui si può percorrere tutta la cresta della Serra Frattasa fino a poco oltre il punto di quota 902. Si gode di una splendida vista sui monti Sicani, sulla Valle del Sosio e sui paesi di Palazzo Adriano, Chiusa Sclafani e Giuliana.
Nelle radure, nelle gariga e nel bosco soleggiato tra ottobre e novembre fiorisce, ed è molto appariscente, l’Erica multiflora, con piccoli, ma numerosi fiori rosa. Frequentata dagli insetti impollinatori sembra sia una delle essenze maggiormente resistenti al fuoco. Ancora appartenente alla famiglia delle Ericacee, e caratterizzante la macchia, è il Corbezzolo, Arbutus unedo, che ha la particolarità di fiorire in novembre contemporaneamente alla maturazione dei frutti della precedente fioritura, troviamo insieme i frutti maturi rossi, quelli in via di maturazione gialli e i fiori bianchi. In lingua tedesca questo piccolo albero è conosciuto volgarmente come albero delle fragole Erdbeerbaum. Dal terreno umido oltre ai funghi numerosi abbiamo riconosciuto piccole liliacee del genere Colchicum ed un bel fiore bianco della famiglia delle Amaryllidaceae: il Narcissus serotinus.
Alle “Case Coscino” incontriamo proprio il Signor Coscino e sua moglie che ci mostrano un pozzo in pietra profondo circa due metri con apertura laterale e scaletta d’accesso da cui l’acqua trabocca all’esterno durante l’inverno, mentre si mantiene al fondo durante l’estate. Si tratta di una “Cuba”, questo il nome locale, che è stata costruita nel 1922 ad uso di pozzo sorgente d’acqua potabile. I coniugi ricordano che da ragazzi, prima dell’apertura delle carrozzabili, la Val Vite era raggiungibile solo a dorso di mulo attraverso una trazzera “regia” e che in alcuni tratti troppo scoscesi era consigliabile scendere dal mulo per proseguire senza danni.
Nel letto del Sosio, ma anche in abbeveratoi e serbatoi d’acqua (gebbie) della valle, è diffuso un tappeto erboso subacqueo costituito da un’alga verde a tallo rigido appartenente al genere Chara, facilmente riconoscibile per via dei verticilli posti a distanza regolare, queste alghe prediligono le acque ricche di calcare e il loro tallo ne risulta letteralmente incrostato. Lungo le rive crescono discontinui stoloni e fusti della Tipha latifolia, pianta che ama acque ricche di sostanze nutritive ed a lento scorrimento caratteristiche di questo tratto del Sosio. 
Frugando tra la vegetazione acquatica è facile scorgere anche larve di libellula appartenenti ad almeno tre specie differenti, tutte afferenti al sottordine degli zygoptera, le larve si riconoscono facilmente per via delle tre appendici fogliacee all’estremità dell’addome.
Numerosi nelle acque del fiume sono anche gli emitteri predatori tra cui la formidabile “apneista” Notonecta glauca appartenente al sottordine dei Criptocerati cioè dalle antenne nascoste, e i cosiddetti “ragni d’acqua” dei generi Gerris e Velia, del sottordine dei Gimnocerati, cioè antenne nude, agili pattinatori e predatori degli insetti che cadono sul pelo dell’acqua.
Il letto del Sosio è percorribile con notevoli difficoltà per via dei grossi massi calcarei levigati e per l’intrigo della vegetazione delle sponde. Ma cercando passaggi qua e là si è ripagati dalla vista di una straordinaria successione di anse tranquille e piccole cascate.

Coop. Artemisia

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Per Raggiungere il Sosio
Dislivello circa 430 metri
Distanza circa 5 Km andata e ritorno
Tempo di cammino circa 3 ore
Per il punto panoramico di Serra Frattasa
Dislivello 70 metri
Distanza: 800 metri (A/R: 1.600 m)
Tempo di cammino circa 30 minuti.