Castel di LucioPunta Montagna e Bosco San GiovanniPercorsi escursionistici |
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Ripercorre quasi integralmente l’antica via armentizia (Regia Trazzera) che dal paese consentiva di raggiungere il valico di Portella Calagioie, tra Timpa del Grillo e Punta Montagna, e proseguire fino a San Mauro Castelverde. Una volta al valico il nostro sentiero devia a nord per cresta e arriva a Punta Montagna (m 1236). Il sentiero parte dal paese (m 725), sale per la cresta Est di Punta Birione passando dal Calvario (m 911) e prosegue per il versante meridionale del “Buriuni”, in Contrada Pantano, fino alla Portella di quota 1067m. Da qui prosegue in cresta (pascoli di quota), tra splendidi panorami, per Portella Innage (m 1066) e Portella Calagioie (m1182), fino alla Vetta. I tempi di percorrenza per le tappe intermedie sono: il calvario 45 min, Portella Innage 1h, 55 min, Portella Calagioie 2h, 15 min. Per gli esperti, dalla portella di quota 1067, è indicato, ma non segnato, un sentiero per Cozzo S. Antonio (m 1032), crestina nord di Punta Birione
Lungo il percorso ad anello, gradevole e privo di difficoltà, è possibile osservare le principali essenze che caratterizzano il bosco mesofilo a cerro e roverella. Il sentiero inizia sulla strada sterrata che costeggia a Nord la Contrada San Giovanni, risale inizialmente verso sud la sponda ovest del Torrente San Giovanni, lo attraversa poco dopo per entrare nel Bosco Montagna. Il tracciato si sviluppa su sterrate aperte dalla forestale, passa per un'area attrezzata ed è indicato da picchetti segnavia. Su alcuni di questi una tabella, con un numero progressivo, rimanda ad una dispensa naturalistica
Per
le escursioni autunnali e invernali si consigliano giacca a vento e ghette. In
inverno e all’inizio della primavera, le zone sommitali sono spesso innevate.
Più in basso è facile dover attraversare zone di “margio” (raccolte
d’acqua piovana). Da primavera inoltrata a fine estate sono utili invece un
cappellino per il sole ed una scorta d’acqua supplementare. Indispensabili in
tutte le stagioni sono gli scarponi da montagna, i pantaloni lunghi per
proteggersi dalle macchie di Calicotome infesta (ginestra spinosa), uno zaino
che consenta di trasportare comodamente qualche indumento di scorta (per pioggia
o freddo), una borraccia con l’acqua e la colazione a sacco. E’ sempre una
scoperta portare con se un binocolo per osservare l’avifauna, e una lente
d’ingrandimento per i piccoli crostacei e gli insetti delle raccolte
temporanee d’acqua. Portare con se bussola e cartografia (vedi sotto) se si ha
intenzione di abbandonare il percorso segnato e se le previsioni indicano
nebbia.
Comportamenti
- riportate indietro i rifiuti, evitate di accendere fuochi, richiudete sempre
dietro di voi i passi dei recinti che trovate chiusi
La
cartografia consigliata è la C.T.R 1:10.000 fogli 610080 e 610120 e la
Tavoletta 1:25.000 F.260 1° N.O. “Castel di Lucio”.
Documentazione:
il Comune fornisce una miniguida con notizie storico- artistico, culturali e
gastronomiche, una copia della carta escursionistica, ed alcune schede
naturalistiche relative al Percorso Tematico.
Il
bosco di cerro e roverella. In quest’area il bosco occupa prevalentemente il
versante settentrionale dei rilievi, con clima fresco e umido favorevole allo
sviluppo del querceto mesofilo, quel bosco che occupa la fascia altimetrica
intorno ai 1000 m dove i valori di precipitazioni e temperature sono intermedi
tra quelli per il querceto termofilo e quelli per la faggeta. L’essenza
caratterizzante è il Cerro di Gussone (Quercus gussonei), una forma meridionale
di Quercus cerris presente anch’esso. Accompagnano il
cerro l’acero (Acer campestris), la roverella (Quercus pubescens), il melo
selvatico e l'Euonymus. Nel sottobosco aperto abbiamo rosacee spinose come biancospino,
rosa canina, pruno selvatico e rovo; nelle parti ombrose invece Dafne,
pungitopo, Galium, primule, peonie, anemoni, aglio, viola, ciclamino e geranio.
Nelle radure crescono anche la felce aquilina e bellissime orchidee selvatiche.
Le
arenarie. Il rilievo tra Castel di Lucio e Punta Montagna è un alternarsi
d’affioramenti argillosi e arenacei. Si tratta della successione sedimentaria
oligocenica che i geologi chiamano flysch numidico. L’arenaria è costituita
da granuli di quarzo, feldspato e mica con dimensioni comprese tra 0,02 e 2 mm.
La pasta di fondo, che riempie i vuoti lasciati dall’impacchettamento dei
granuli, contiene ancora gli stessi minerali nel campo di dimensioni del silt
(0’002 0,0063 mm), ma soprattutto i cementi, costituiti da quarzo o calcite di
nuova formazione. Il colore è determinato degli ossidi presenti.
Le
sorgenti d’infiltrazione, ben riconoscibili in estate perché si presentano
verdi in un contesto d’erba secca, hanno portata variabile, ma sono pressoché
perenni. Tra Portella Calagioie e Cozzo Aionotto è una sorgente di questo tipo
che alimenta il Torrente San Giovanni. La zona di ristagno o acquitrino che
forma è un biotopo importante per la vita animale acquatica ed anfibia. Si
riconoscono anche numerose interessanti igrofite (piante specializzate a suoli
permanentemente umidi).
Le
Raccolte temporanee d’acqua, riscontrabili lungo il percorso in inverno ed in
primavera, sono ambienti straordinari perché ospitano a volte minuscoli
crostacei in grado di superare la stagione secca sotto forma di uova durature.
La
macchia di Calicotome infesta è in grado di colorare di fiori gialli interi
versanti di montagna è una delle poche piante che resiste al morso degli
erbivori e per questo forma macche spesso impenetrabili nelle zone intensamente
pascolate Il Calicotome o Ginestra spinosa è una leguminosa e come tale
contribuisce ad azotare il terreno predisponendolo alla ricolonizzazione da
parte del bosco.
Il
primo nucleo di Castelluccio (nome originario) si sviluppa probabilmente nel XII
secolo intorno ad una fortificazione a difesa dei traffici lungo la “via del
grano”. Per tutto il medioevo è parte del Feudi dei Ventimiglia, famiglia
normanna, poi si susseguono altri casati fino al 1863 quando diviene comunità
autonoma.
La
chiesa madre, seconda metà del seicento, accorpa due chiese più antiche e
custodisce un trittico marmoreo della scuola del Gagini (1544), un trittico
ligneo cinquecentesco, opere di Nicolò Campo (1861 1946), coro ligneo
settecentesco, fonte battesimale del 1565 e tele del seicento.
Ruderi
de castello (XII- XIV): Delle due torri originarie rimane soltanto quella
orientale. Il castello è stato demolito nell’ottocento per ricavarne pietra
intagliata.
Feste
e Sagre: le quarantore (ultima domenica di carnevale), San Giuseppe, Settimana
Santa, Corpus Domini, Sant'Antonio (13 giugno), San Pietro (29 giugno), Festa di
San Placido, santo patrono (20 agosto e 5 ottobre), San Nicola (6 dicembre),
Santa Lucia (13 dicembre), Sagra du Cascavaddu (17 agosto), Festa della
Primavera (ultimo sabato di maggio) con sagra della “tabisca cà ricotta”
Artigianato
Tessitura: originariamente lavorazione al telaio del lino coltivato nella zona,
lavorazione della pietra arenaria, soprattutto per le chiavi di volta dei
portali.
Prodotti
e piatti tipici: Ricotta, provola, caciocavallo stagionato (cascavaddu), l’agliata.
Fiumara
d'arte: Labirinto di Arianna (I. Lanfredini), curva gettata alle spalle del
tempo (P. Schiavocampo), Arethusa (P. Dorazio, G. Marini)
Regia
trazzera San Mauro Castelverde - Castel di Lucio. Il percorso individuato per
arrivare a Portella Calagioie ripercorre un’importante arteria della rete di
trazzere regie. Istituite per la prima volta nel medioevo e poi rinnovate dai
viceré spagnoli, per garantire gli spostamenti delle greggi e delle mandrie,
sono oggi percorsi pubblici affidati ad un apposito ufficio regionale. Molte,
soprattutto quelle di valle, sono state nel tempo trasformate in carrozzabili,
altre hanno mantenuto la loro integrità e si presentano come sentieri comodi,
ricchi di testimonianze e in contesti di naturalità diffusa ideali per
l’escursionismo.
L’Antica
Via del Grano è un percorso di 85 chilometri che collega culturalmente nove
comuni delle province di Messina e di Enna. Vuole essere un asse di promozione
in chiave ecoturistica basato sul recupero di un sistema antichissimo di
spostamenti agro-silvo-pastorali.
Placido Rinaldi:
nativo di Casteldilucio, dopo un delitto commesso per una ingiustizia
subita, è costretto a scegliere tra il banditismo e la prigione. Diviene capo della Banda
Maurina e nel 1892 muore nel Bosco Volatizzo
in uno scontro con i carabinieri di Pettineo. Vedi
scheda: "storia di un brigante buono", raccontata dai parenti stretti
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