ASPETTI GEOLOGICI E GEOMORFOLOGICI DELL’AREA DELLE SERRE DI CIMINNA

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Percorrendo la strada da Palermo ad Agrigento tra Villafrati e Vicari, vi sarete sicuramente accorti della presenza delle pareti di roccia delle Serre di Ciminna che spiccano per i loro colori grigio dorati e contrastano con le sottostanti colline coperte, in primavera, di campi di sulla (Hedysarum coronarium) e grano. Le Serre, quota massima m 777 s.l.m, sono state costituite in Riserva Naturale Orientata nel 1997 ed affidate in gestione alla Provincia di Palermo. Sono costituite da affioramenti di rocce evaporitiche molto particolari ed interessanti sia per i geologi, che ne studiano la struttura cristallina e le modalità di formazione, sia per escursionisti e speleologi che possono contare su percorsi panoramici da effettuare in inverno ed in primavera e da un discreto numero di cavità carsiche e tettoniche che offrono materia alla pratica delle discipline speleologiche.

La riserva è stata istituita per gli affioramenti rocciosi e per i fenomeni carsici (sia superficiali che ipogei) che li hanno modellati. Le rocce evaporitiche che costituiscono le Serre si sono formate principalmente per evaporazione di masse cospicue di acqua marina. L'evaporazione dell'acqua determina la precipitazione dei sali che sono normalmente in essa disciolti. Il più abbondante fra questi è il cloruro di sodio (NaCl) seguito dal gesso (CaSO4.2H2O) e altri sali in percentuali sempre inferiori. La completa evaporazione di una colonna di acqua marina alta 300 m porterebbe alla deposizione di 4,5 m di sali, di cui solo 12 cm di gesso. Per formare quindi, per semplice evaporazione di acqua, uno strato di gesso con 3 m di spessore, cosa piuttosto comune in natura, occorrerebbe far evaporare una colonna di acqua marina alta 7,5 km! Dato che è impossibile pensare alla presenza di bacini così profondi, per spiegare la presenza di notevoli spessori di strati gessosi come a Ciminna, è necessario elaborare una teoria genetica un po' più complessa. La deposizione dei sedimenti evaporitici va vista in un contesto dinamico in cui l’evaporazione "estrae" i sali in tempi più o meno lunghi da masse d’acqua circolanti. Fra le varie teorie che si sono ipotizzate sulla formazione delle evaporiti ve ne sono alcune secondo le quali all’interno di un bacino si instaura, a causa di una barriera morfologica, un isolamento alla circolazione idrica e quindi si attua la formazione, per evaporazione, della "salamoia" che determina la precipitazione dei sali. Si ipotizza che nel Messiniano (circa 6 milioni di anni fa) si siano formati bacini evaporanti all'interno del Mediterraneo separati da barriere morfologiche. Detti bacini alternavano fasi di evaporazione e precipitazione di sali a fasi in cui si avevano nuovi apporti di masse d'acqua salata. Secondo alcuni autori, nel Messiniano (intorno a sei milioni di anni fa) l’intero Mediterraneo si sarebbe quasi completamente essiccato per la chiusura dello Stretto di Gibilterra; la cosiddetta "crisi di salinità". Il progressivo prosciugamento dovuto all'isolamento dall'oceano Atlantico avrebbe determinato la formazione di diversi bacini, che andavano prosciugandosi, determinando la precipitazioni dei sali disciolti. Questo è avvenuto in modo ciclico, cioè si sono alternati periodi in cui i bacini erano chiusi e periodi in cui invece si è avuta una circolazione idrica e quindi la possibilità di ricambio delle acque. Uno di questi bacini è appunto quello di Ciminna in cui si hanno due cicli successivi di deposizione di gesso, che determinano la formazione di due "livelli evaporitici", cioè due pacchi sovrapposti di strati di gesso cristallino, separati da uno straterello di sabbie marnose fossilifere che testimoniano un evento stratigrafico dovuto ad un riapprofondimento del bacino per l'ingresso di acque marine a salinità normale. Il primo "livello" (che ha uno spessore di quasi 300 m) è dominato, nella parte inferiore, da una deposizione chimica, cioè costituita da cristalli cresciuti li dove ancora oggi si ritrovano, nella seconda parte da deposizione meccanica, dovuta all’accumulo di materiale gessoso precedentemente deposto, poi eroso e risedimentato. Il secondo livello (che raggiunge i 250 m di spessore) è caratterizzato da deposizione chimica con rare intercalazioni clastiche (materiale eroso e risedimentato) (Lo Cicero & Catalano, 1976 ).

Dal punto di vista morfologico l’area delle Serre di Ciminna è costituita da un pianoro sommitale digradante verso nord nord-est delimitato da pareti subverticali ad ovest e a sud. Sull'altopiano si sono sviluppate una serie di forme carsiche superficiali (sia macroforme che microforme); ed in particolare doline e inghiottitoi di varie dimensioni. La dolina è una conca chiusa che formerebbe un laghetto se l'acqua non scomparisse attraverso punti assorbenti situati al fondo della stessa. Gli inghiottitoi invece sono punti assorbenti in cui acqua che scorre superficialmente prende vie sotterranee ed accede al sistema carsico sotterraneo. Alcuni inghiottitoi sono accessibili e si prolungano nel sottosuolo in cavità ben rilevabili. Una di queste è l'Inghiottitoio delle Serre di Ciminna, il cui accesso è costituito da un pozzo di 12 m che continua poi in una galleria che termina con un tortuoso labirinto. Lo sviluppo complessivo della cavità è di circa 180 m con massima profondità di 28 m. Particolarmente belle sono le concrezioni di gesso che si sviluppano lungo la galleria, il cui fondo è coperto di limo proveniente dall'esterno perché trasportato dall'acqua che entra nell'inghiottitoio in occasione delle piogge. Altre piccole cavità, quali quelle dell’"Acqua Ammucciata" e la "grotta del Teschio", hanno invece una origine "pseudocarsica" cioè non dovuta a fenomeni di corrosione ma a fratture e cavità causate da movimenti tettonici (Cigna, 1983). La genesi di queste grotte può essere dovuta o a discontinuità meccaniche della massa rocciosa oppure all’accumulo caotico di blocchi di roccia franati alla base di pareti verticali. E' chiaro che nella formazione delle cavità pseudocarsiche l’azione di dissoluzione dovuta allo scorrimento delle acque meteoriche, pur agendo in qualche modo, rimane subordinata.

La flora della riserva, sulla quale non ci dilungheremo, ha un certo interesse per le specie che crescono sulle pareti gessose dei versanti occidentali e meridionali. Tipiche piante di quest'area sono l'Euphorbia dendroides e l'Artemisia arborescens insieme al Teucrium fruticans e altre specie rupestri. Direttamente tra i cristalli di gesso e su pochissimo suolo, cresce il Sedum rubens dal tipico colore rosso e dalla fioritura azzurra. Nel versante settentrionale, nelle aree non occupate da seminativi e coltivi, prevale la prateria ad Ampelodesmos mauritanicus, le cui specie accompagnatrici non sono dissimili da quelle molto diffuse in Sicilia su aree analoghe.

 Grotta del Teschio: la grotta si trova circa 250 m a SO del più famoso Inghiottitoio di Ciminna; abbandonando la stradella che porta quasi all’entrata di questo, si risale il versante verso SO (campi di grano coltivati), fino a raggiungere la vetta m777), qui si scende di pochi metri sul versante meridionale e si trova l’ingresso della grotta. L' ingresso immette in un pozzo di circa 10 m di profondità che porta ad un terrazzino e successivamente ad un piccolo scivolo; questo introduce, attraverso una fessura (con un salto di tre metri), in una stanza che presenta una finestra sulla parete esterna. Il nome della grotta è dovuto alla presenza di un teschio umano incastrato nella fessura sopra l'ultima stanza.

G. Ippolito e L. Di Gennaro GSCAI Palermo murieta@infinito.it

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