Sezione di Palermo del Club Alpino Italiano
RELAZIONE DEI CORSI SVOLTI
La divulgazione scientifica e
culturale nella sezione di Palermo del CAI aprile 2001 |
di Giuseppe Ippolito
Negli ultimi anni la nostra sezione ha sviluppato il settore della divulgazione scientifica e culturale. I due momenti principali in cui ciò è avvenuto sono stati l'ormai tradizionale Corso annuale di Cultura e Tecnica di Montagna ed il Corso Nazionale di Aggiornamento e Specializzazione in Paleontologia della SNS CAI.
Corso di Cultura e Tecnica di montagna 2° e 3° edizione |
I corsi hanno affrontato temi naturalistici e culturali legati allambiente montuoso ed esaminato le tecniche dellescursionismo per contribuire alla diffusione degli stimoli e degli interessi che sono alla base della pratica escursionistica e per offrire conoscenze utili alla sicurezza dei gruppi. La struttura dei corsi è rimasta la stessa della prima edizione con la classica suddivisione in tre parti principali:
Il 2° corso si è tenuto dal 22 febbraio al 14 marzo 2000, il 3° dal 2 Marzo al 4 Aprile 2001.
Escursioni del 2° Corso C.T.M. 2000:
La prima uscita, quella destinata allorientamento, è stata organizzata a Cozzo Busino partendo dalla Valle del Taio. Inizia da un luogo da cui è facile "fare il punto" utilizzando come riferimento la sterrata forestale e le cime circostanti, poi si possono seguire azimut di punti che rimangono invisibili fino allultimo perché coperti da rilievi. Nella pineta fitta è possibile praticare la navigazione strumentale.
La seconda uscita è stata dedicata a percorrere sentieri difficili ed esposti ed alla pratica delle tecniche per affrontarli in sicurezza. La palestra scelta è stata la Scaletta della Perciata a M. Pellegrino attrezzata con corda fissa, gli allievi lhanno percorsa assicurati da un bloccante e da una longe, si sono esercitati a fare qualche nodo utile e hanno provato la discesa di un piccolo salto in doppia.
La terza uscita, quella dedicata alle osservazioni geomorfologiche e botaniche ha scelto come meta la "Pizzuta" di Piana degli Albanesi che offre un paesaggio articolato, ma ben leggibile, una stazione di agrifogli, un versante in frana in continua evoluzione e la Grotta del Garrone.
Durante tutte le uscite non sono mancate le osservazioni naturalistiche sulla flora, le tracce degli animali, le pervasive influenze antropiche, le tracce della storia, i concetti di ecologia del paesaggio.
Escursioni del 3° Corso C.T.M. 2001:
Prima uscita, subito dopo l'introduzione al corso: Punta Settimo Cielo (Moarda) da Altofonte. Uscita dedicata ad osservazioni generali su come si svolge un'escursione del CAI e sugli spunti di approfondimento culturale e scientifico che può offrire.
Seconda uscita: nel Bosco della Ficuzza per le esercitazioni relative alla lettura delle carte topografiche e all'orientamento con bussola e altimetro. Si è ripreso l'argomento per tutte le uscite successive.
Terza uscita alle pendici di Monte Sparagio dal Castello di Baida per le osservazioni su flora e geomorfologia: macchia mediterranea, piante nitrofile, erbe dei campi e dei prati, praterie termoxerofile ed ad Ampelodesmos, lecceta, euphorbietum, associazione oleo-ceratonion, comunità rupestri, ecc.; carsismo di superficie. Esercitazione di discesa in corda doppia.
Quarta uscita: Monte Pellegrino: Antro ed ingresso della Grotta Addaura II e salita dalla Scaletta della Perciata ai pianori sommitali del monte con discesa dalla Valle del Porco. Esercitazione alla progressione su corda fissa nel caso di sentiero esposto, osservazioni floristiche e geomorfologiche. Tracce preistoriche e leggende di Monte Pellegrino
Quinta uscita: Pizzo Mollìca salita da Capaci, discesa a Sferracavallo. Percorso impegnativo di fine corso. Ripetizione di contenuti esposti durante tutto il corso.
Hanno partecipato al corso 2000:
(13)Emanuele Carta, Mario Corsini, Sara Corsini, Stefano Diliberto, Paola Arrigo, Giuseppe Cascino, M. Giuseppina Montagna, Vincenzo Petrigni, Domenico Pizzo, Benito Rizzo, Antonella Vela, Sebastiano Terranova, Alberto Terranova.
Hanno partecipato al corso 2001:
(17) Laura Affer, Angelo Agueci Costantino Amato, Giuseppe Canepa, Cosimo Cristina, Tommaso Culotta, Eugenio Di Carlo, Salvatore Lentini, Benedetto Manca, Leonardo Antonio Pollicino, Valentina Puglisi, Roberto Tabascio, Daniela Tabascio, Baldassarre Tuzzo, Venera Gallina, Francesco Di Blasi, Aniel Inglese,
Hanno tenuto lezione al 2°corso 2000:
Giuseppe Zarcone organizzazione di unescursione e meteorologia, Francesco Lillo fauna mediterranea, Rocco Chinnici cartografia e orientamento, Giovanni Mineo il CAI e lEscursionismo, Luigia Di Gennaro geologia, Carmelo Federico flora mediterranea, Angelo Napoli primo soccorso e medicina di montagna. Giuseppe Ippolito profilo del corso, cultura del territorio, geomorfologia, manovre di corda.
Hanno tenuto lezione al 3° corso 2001:
Gli Accompagnatori di Escursionismo Rocco Chinnici, Giuseppe Zarcone e Giuseppe Ippolito; Il Direttore dei Centro Recupero Fauna Selvatica di Ficuzza Giovanni Giardina; L'Esperto di flora mediterranea Carmelo Federico, la Geologa Luigia Di Gennaro; Il Medico del CNSAS Marco Piazza, il Vice caposquadra del CNSAS Sicilia Occidentale Leonardo La Pica.
Hanno collaborato all'armo della Scaletta della Perciata per l'uscita "ai limiti dell'escursionismo" i fratelli Alberto e Sebastiano Terranova, Speleologi e membri del CNSAS.
Contenuti e finalità del corso di specializzazione ed aggiornamento in paleontologia della Scuola Nazionale di Speleologia del CAI. Svoltosi a Palermo 26-29 ottobre 2000 |
Le cavità carsiche sono il punto d'incontro tra la ricerca paleontologica, che riguarda le faune terrestri pleistoceniche, e la ricerca speleologica. Da questa semplice constatazione è nata l'idea di organizzare un corso che stimoli gli speleologi a collaborare alla ricerca paleontologica documentando le occasionali osservazioni di depositi fossiliferi in grotta.
La collaborazione fra paleontologia e speleologia è tanto più importante per lo studio delle faune terrestri del passato; infatti a differenza delle successioni sedimentarie marine, ordinate e continue, sia in senso laterale sia verticale e dunque facilmente collocabili cronologicamente, i depositi continentali hanno la caratteristica di essere frammenti isolati, poco estesi, spesso puntiformi che rappresentano piccole aree e tempi discontinui. La difficoltà sta dunque nello stabilire quelle correlazioni tra depositi che sono tanto importanti per le discipline biostratigrafiche.
Per questo motivo Il corso dello scorso anno si è prefisso di fornire ai partecipanti le basi necessarie a riconoscere e documentare un deposito fossile senza alterare le informazioni in esso contenute e, per i più appassionati, di collaborare a definire, con la fornitura di nuovi dati, il complesso quadro della biostratigrafia a mammiferi continentali. Il corso è riuscito a rimanere contenuto nelle 4 giornate previste perché estremamente specializzato: ci si è occupati di un breve intervallo di tempo, il Pleistocene, di un solo luogo di fossilizzazione, le cavità carsiche, e di un solo processo di fossilizzazione che dà origine generalmente ad un paleosuolo.
Il paleosuolo che noi spesso incontriamo in escursione su terreni carbonatici è un suolo fossile che si origina per incrostazione del sedimento da parte di acque ricche in carbonato di calcio. In esso spesso si conservano i resti di animali terrestri oggi possibilmente estinti.
I paleosuoli si trovano all'interno di grotte o di fratture in terreni carbonatici, queste sono sito privilegiato di fossilizzazione continentale, qui i resti si preservano dall'azione degli agenti atmosferici per il tempo necessario affinché abbiano luogo i processi di fossilizzazione. Grotte e fratture sono dunque il luogo fondamentale della ricerca biostratigrafica basata su mammiferi e micromammiferi.
Molti reperti in Sicilia sono stati rinvenuti in depositi di grotta, sciolti o concrezionati, e nei paleosuoli. I depositi si presentano come forti accumuli di parti scheletriche di animali di grandi e piccole dimensioni. Un deposito paleontologico in un territorio carsico ha spesso origine da una trappola o per accumulo alluvionale.
La trappola si presenta come una cavità o una frattura che si apre verticalmente sul terreno, al fondo di queste si rinvengono spesso frammenti di ossa e crani di animali caduti che non hanno avuto la possibilità di tornare fuori o sono morti nella caduta. Se si analizzano le ossa che attualmente costituiscono il deposito ci si accorge che si tratta di volpi, cavalli, asini, pecore e capre, piccoli e piccolissimi roditori, pipistrelli ecc, tutti animali che attualmente frequentano il territorio circostante.
In base al principio dell'attualismo, che sostiene che i processi fisici che avvengono oggi sono la chiave per capire il passato e che nessuna altra causa ha mai agito all'infuori di quelle che agiscono attualmente, possiamo stabilire che così come funzionano oggi le trappole carsiche, esse hanno funzionato anche nel passato, naturalmente con altre faune oggi possibilmente estinte. Se una trappola è rimasta in funzione per molto tempo il risultato è un deposito con una certa stratigrafia che ci consente di sapere quali animali hanno vissuto prima di altri, quali insieme ecc. Oggi sono attive in Sicilia numerose trappole del genere, chi di voi è speleologo penserà subito a pozzi come l'Abisso Ciacca, il Puraccia, lo Sbanduto o il Cannaco di Macchiaciucia, voragini molto profonde che si aprono improvvise in territorio carsico e che costituiscono ancora oggi un pericolo per gli animali.
In altri depositi invece, come ad esempio quello della Grotta dei Puntali, alcuni indizi ci suggeriscono che l'accumulo sia dovuto al trasporto dei resti ad opera dell'acqua insieme a fango, ciottoli ecc.; è noto infatti che le cavità carsiche sono il risultato della circolazione idrica sotterranea.
Una volta compreso il processo e imparato a riconoscere un deposito, siamo in grado di trasformare un'escursione in grotta in un momento di osservazione e di conoscenza, ma il corso non si limita soltanto a questo perché contiene tutta una serie di seminari che insieme costituiscono una introduzione alla paleontologia ai suoi metodi di ricerca e ai suoi risultati.
La paleontologia è stata uno dei principali motori dello sviluppo del pensiero occidentale contribuendo in modo determinante a superare consolidate false credenze sulla vita e sulla sua origine (creazionismo, fissismo, ecc.), introducendo e sviluppando il concetto di evoluzione: una evoluzione continua necessaria alla vita per rispondere agli incessanti cambiamenti ambientali. L'evoluzione non va verso la perfezione, ma è un continuo trasformarsi per strategie diverse proprio per sopravvivere ai cambiamenti.
Da questo momento è stato necessario abbandonare l'idea statica di specie, che perpetua se stessa sempre uguale, per introdurre la definizione di cronospecie cioè la specie biologica vista nell'ottica dell'evoluzione e quindi descritta nel suo divenire nel tempo e non nelle caratteristiche che presenta in un momento preciso della sua storia evolutiva.
Il corso ha trattato i depositi fossiliferi siciliani, le cui faune hanno subito processi evolutivi endemici dovuti allinsularismo. Per spiegare l'insularismo, si deve introdurre il concetto di isolamento geografico: se una popolazione si ritrova isolata geneticamente dalle altre della stessa specie, comincia la sua deriva genetica, cioè comincia a differenziarsi dalla specie madre sviluppando caratteri suoi propri. L'insularismo è quindi un fenomeno che origina una fauna endemica partendo da una fauna in comune con altre aree. L'isolamento geografico di una popolazione è una delle cause della speciazione, cioè della nascita di nuove specie.
La Sicilia infatti ha avuto lunghi periodi nei quali è rimasta isolata dal continente, durante i quali si sono sviluppati dei fenomeni di insularismo quali ad esempio il nanismo degli elefanti e il gigantismo dei ghiri.
La principale raccomandazione che faccio a voi lettori è di non eseguire personalmente scavi in un deposito accidentalmente trovato, perché così facendo distruggereste tutta una serie di informazioni che un fossile può dare in base alla sua posizione stratigrafica, cioè alla sua posizione rispetto ad altri fossili presenti nel deposito. Se ad esempio riconoscerete un paleosuolo e comincerete ad estrarre una mandibola, questa, una volta isolata dal suo sedimento perderà gran parte del suo valore per la ricerca scientifica perché non sapremo ricostruire insieme a quale altra fauna si è fossilizzata e a quali altri reperti è coeva.
Paleontologi docenti al corso:
Daria Petruso, Marilena Costanza, Carla D'Arpa, Carolina Di Patti, Andrea Cacace, paleontologi e ricercatori del Museo G. Gemmellaro di Palermo. Non ha potuto essere presente, ma si è interessato per l'organizzazione e i contenuti, il Prof. Enzo Burgio Direttore del Museo. . Gemmellaro.
Partecipanti al Corso di Paleontologia:
(37) Bonanno Salvatore, Capitummino Elisabetta, Caruso Francesco, Castiglia Paola, Cella Giandomenico, Cerniglia Rosalba, Cimò Valeria, Corselli Gaetano, Cortigiani Antonio, Culotta Salvatore, D'Anna Salvatore, Di Gennaro Luigia, Di Grigoli Valeria, Falzone Dario, Forte Simona, Ganci Francesco, Gerbino Attilio, Giglio Salvatore, Iacona Irene, Lentini Salvatore, Lombardo Serena, Macchiarella Alessandra, Maniscalco Lucio, Marchese Girolamo, Marchetta Maria Luisa, Martorana Annalisa, Perconti Eleonora, Ribaudo Matteo, Rizzo Antonino, Sammataro Alessandro, Schembri Valerio, Serio Vincent, Spinnato Giuseppina, Terranova Alberto, Terranova Sebastiano, Tornello Giovanna, Zummo Roberta.
Giuseppe Ippolito
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