Sentieri del Trapanese
La provincia settentrionale di Trapani è territorio carsico con interessanti morfologie di superficie ed ipogei. Numerosi rilievi sono meta di escursioni panoramiche di aspetto mediterraneo con spunti di interesse scientifico e culturale tra cui fossili e rocce del mesozoico e flora e fauna endemica. Alcuni dati sui sentieri sono il risultato di un lavoro di monitoraggio sulla rete trazzerale regia svolto da Artemisia nel 2001 per l'Assessorato Regionale Beni Culturali e Ambientali Pubblica Istruzione. Percorsi dotati di segnaletica escursionistica sono all'interno delle Riserve Naturali dello Zingaro e del Monte Cofano
Località di interesse escursionistico
Saline di Trapani
Si estendono dalla periferia sud di Trapani. Sono ancora in attività ed è possibile osservare i sistemi a vite di Archimede per trasportare l'acqua, sempre più concentrata in sali, da una vasca alla successiva. Un tempo l'energia utilizzata era quella eolica dei mulini, oggi la vite è mossa da motori elettrici. Il WWF gestisce una parte delle saline istituita a Riserva naturale per via degli uccelli migratori che vi sostano, soprattutto fenicotteri. I salinari gestiscono invece il Museo del sale a Nubia. Vivono in questo ambiente molluschi, pesci e crostacei che sopportano alte concentrazioni di sale. Tra i crostacei ricordiamo l'Artemia salina.
Monte Cofano 659m
Promontorio isolato che ospita interessante flora endemica rupestre. Notevole l'anello escursionistico che fa il giro completo del rilievo. Curiosità naturalistiche sono le raccolte d'acqua temporanee con crostacei d'acqua dolce (anostraci e notostraci), le popolazioni di chiocciole endemiche, l'esteso palmeto a Chamaerops humilis sul Golfo di Cornino, le scogliere o marciapiede a vermetidi (molluschi marini). Sulle pareti settentrionali cresce l'arbusto endemico Erica sicula. Sulle pareti di roccia fiorscono Lithodora rosmarinifolia e Iberis semperflorens. All'inizio dell'estate fiorisce copiosamente l'Asteriscus maritimus, composita gialla molto appariscente. Emergenze culturali sono una grotta con testimonianze preistoriche, una cappelletta, una tavola in marmo settecentesca, una tonnara, una torre costiera e altre strutture militari di varia epoca. vedi scheda e carta su monte cofano; vedi anche gorgo cofano e stagni temporanei.
Monte Sparagio 1110m
Il più alto rilievo dei Monti di Trapani. Ospita in cima una lecceta relitta. Alle pendici meridionali (Rocche del Tuono) grandi esemplari di Euphorbia dendroides, l'euforbia arborea del Mediterraneo. Si accede da Balata di Baida e Castello di Baida. Il percorso si sviluppa su sentieri e sterrate passando dalle Case Lentini. vedi scheda e carta
Monte Erice 756m
Antica città elima oggi borgo dall'aspetto medioevale. È frequentemente avvolta dalle nebbie. Nei dintorni della città alligna una lecceta naturale ed una rete di antiche strade lastricate. Fu nell'antichità sede del tempio di Afrodite, meta di navigatori da tutto il Mediterraneo. Da vedere i ruderi del castello medioevale, la chiesa madre ed il Centro Ettore Majorana. Ad Erice si può ancora salire e scendere a piedi per sentieri e stradine.
Monti dello Zingaro
La Riserva Naturale Orientata dello Zingaro fu la prima istituita in Sicilia, nel 1980, a seguito delle proteste degli ambientalisti iniziate con l'apertura del cantiere per la costruzione della strada litoranea tra Scopello e San Vito Lo Capo. I Monti dello Zingaro si estendono ben oltre i confini della riserva e costituiscono la dorsale del Capo San Vito. Esiste una reta di sentieri segnati che attraversa la riserva: tre sentieri paralleli alla costa si sviluppano a differenti altezze: zingaro basso, zingaro medio e zingaro alto collegati tra loro da bretelle. Un sentiero tradizionalmente usato dagli escursionisti siciliani inizia dal paese di Macari, 100 m, sul versante occidentale e valica i Monti dello Zingaro al Passo del Lupo 655 m. Il percorso costiero da nord a sud è lungo circa sei chilometri. Attraverso questo è possibile raggiungere le piccole sugestive calette di ciottoli levigati grande pregio paesaggistico della riserva. Due gli ingressi costieri: da Scopello a sud e da San Vito a nord. Fanno Parte dei Monti dello Zingaro, da sud a nord, il Monte Scardina 680m, il Monte Speziale 913 m, il Monte Passo del Lupo 868 m, il Monte Acci 829 m, il Pizzo di Sella 704 m ed il Monte Monaco 532 m. Tra i luoghi di pregio naturalistico al di fuori del perimetro della riserva ricordiamo Cala Firriato e Cala Alberelli.
Monte Palatimone 595m
Noto agli speleologi per una campagna di ricerche carsiche condotta negli anni novanta. E' un rilievo carbonatico contiguo a sud all'altopiano carsico di contrada Purgatorio. Offre parteti verticali a nord e nord-est sui Piani di Castelluccio. Vi si può accedere da nord per una portella tra il rilievo del Cipollazzo e la sua cresta occidentale, (Regia Trazzera) oppure da sud da Contrada Purgatorio. Stupenda, ma percorribile solo con attrezzatura per il torrentismo, è la Gola del Cipuddazzu.
Monte Pispisa 513 m, Monte Barbaro 431 m, Segesta
Sulla cima di Monte Barbaro era la città elima di Segesta di cui è stata riportata alla luce la porzione occidentale unitamente a buona parte del sistema difensivo. Imponenti e suggestivi, sul lato NO della cima, i resti di un teatro del II secolo a.c. Negli ultimi decenni è stato dato risalto anche ai resti di età medievale: un castello di periodo normanno, una moschea del periodo arabo, due chiese e un cimitero. Per la storia Segesta scompare per saccheggio alla caduta dell'impero romano, l'archeologia mostra invece un prosieguo. Ai piedi del monte è il tempio dorico di Segesta del IV secolo a.c. stranamente costruito da un popolo non greco che aveva anche un'altra religione. Il Monte Pispisa è un rilievo adiacente l'area archeologica di Segesta ricco di rimboschimento a conifere, percorribile su sterrate e comodi sentieri, dalla cui sommità si gode dell'insolita vista del tempio dall'alto.
Monte Inici 1064 m
Grande ed articolato complesso montuoso, ospita, a parere di molti, le grotte più belle della Sicilia tra cuil'Abisso dei Cocci e la grotta dell'Eremita, che superano i -200 metri di profondità. Sul versante meridionale affiora uno strato di "Rosso ammonitico" roccia giurassica di colore rosso con fossili di ammoniti cavata e lavorata in lastre lucidate. Il monte è deturpato da una rete di strade sterrate utilizzate per i rimboschimenti a pino d'Aleppo. Sulla cima, versante nord occidentale, resiste una fitta lecceta. vedi scheda, vedi foto.
Monte Bosco 624 m e Monte Scorace, 642 m
Il Monte Scorace, 642 m, è un'alta collina arrotondata che si eleva in provincia di Trapani tra Bruca e Buseto Palizzolo. E' costituita soprattutto da argille, arenarie quarzose e lenti di roccia calcarea dell'Eocene superiore e dell'Oligocene (circa trenta milioni di anni fa). I versanti di questo rilievo sono coperti da una delle più importanti aree verdi della provincia di trapani: il Bosco di Scorace, toponimo con il quale si tende oggi ad indicare l'intera collina. Il bosco è un esteso residuo di vegetazione naturale termofila il cui strato arboreo è rappresentato soprattutto dalla quercia da sughero (Quercus suber). Pianta molto apprezzata e caratteristica di questo bosco è il corbezzolo (Arbutus unedo), ericacea sempreverde che presenta contemporaneamente i fiori bianchi ed i caratteristici frutti rosso aranciati. Coesiste con la vegetazione naturale un esteso rimboschimento di pinacee forestali, soprattutto pino d'Aleppo (Pinus halepensis). Il rilievo di Scorace, per la sua morfologia arrotondata, consente piacevoli passeggiate di difficoltà turistica e alcune aree alla base del rilievo sono predisposte dall'Azienda Foreste per la pratica del pic nic. Il bosco è molto frequentato anche dagli appassionati di funghi. vedi Scheda
Monte Bonifato 825 m
Alle pendici settentrionali del Monte Bonifato, area urbana di Alcamo, si aprono alcune cave di travertino che hanno restituito interessanti testimonianze fossili sulla fauna continentale siciliana del Pleistocene. Grazie ad uno studio in queste cave, condotto dal Prof. Burgio del Museo Geologico Gemmellaro di Palermo, si è potuto stabilire che l'elefante nano (Elephas falconerii) visse in Sicilia prima dell'Elephas mnadriensis, di taglia più grande. Elephas falconerii è chiaramente più antico perché è stato ritrovato fossile inglobato nel travertino, mentre i resti di Elephas mnadriensis sono stati trovati fossilizzati all'interno di una frattura carsica apertasi successivamente nel travertino stesso. Dalle stesse cave provengono anche le uova sferiche ed un carapace di una tartaruga terrestre gigante attualmente al Museo geologico di Palermo.
Sorgenti ipertermali di Alcamo e Segesta
Le sorgenti ipertermali di Alcamo e Segesta sono note ed utilizzate sin dall'antichità. Si tratta di sorgenti di acqua calda e sulfurea disposte lungo la valle del Fiume Caldo. Alcune di esse sono oggi gestite e trasformate in stabilimenti termali con piscina e possibilità di pernottamento. Alcune sono rimaste naturali e di libera fruizione tra le canne del fiume. Il termalismo di Segesta sembra sia una delle evidenze dell'evoluzione geodinamica del Mediterraneo occidentale legata alla convergenza tra la placca africana e quella euroasiatica. Le acque raggiungono la superficie con temperature che oscillano tra 42° ed i 45°
Curiosità geologiche
La frana
Dopo meno di un chilometro di percorso sul sentiero per Monte Monaco che parte da Case Cosenza (versante NW di Pizzo di Sella, monti di San Vito Lo Capo), si attraversa una frana che interessa un chilometro quadrato di superficie. E' cartografata con estremo dettaglio dall'IGM nella tavoletta 1:25000 "Castelluzzo" ed è una frana "didattica", perchè sin dalla prima osservazione, anche superficiale, si può capire la sua struttura distinguendo le tre zone principali che usano i geomorfologi per descrivere le frane: la zona di distacco a monte, la zona di movimento al centro e la zona di accumulo in basso. Si tratta di una frana con movimento rotazionale cioè che si è mossa scorrendo su superfici di taglio curve originatesi in materiali non perfettamente coerenti. Il fronte, cioè la parte più a valle della frana, si è espanso nella pianura sottostante con grossi blocchi irregolari e ospita oggi un uliveto. La zona di movimento presenta depressioni e dossi che lasciano individuare le superfici di rottura e alcune crepe trasversali nel corpo della frana sono accessibili a formare piccole grotte labirintiche. La nicchia di distacco, cioè la scarpata che rimane a monte sopra il corpo della frana, è ancora perfettamente visibile. Suggeriamo un'escursione agli studenti di geomorfologia.
Gli studi carsici
Il gruppo di speleologi di Ragusa coordinato dal geologo Rosario Ruggieri ha esplorato e rilevato diverse cavità carsiche in Contrada Purgatorio e Monte Palatimone. Quasi tutte cavità a pozzo verticale, la maggior parte profonde poche decine di metri. La più profonda è l'Abisso Purgatorio (-180m), una successione di pozzi verticali di cui uno di - 60 metri. Ruggieri spiega inoltre che tutte le grotte esplorate sino ad oggi, anche le più profonde, presentano morfologie che le assegnano alle parti più alte di un sistema carsico. Queste morfologie dovevano continuare in basso con le parti più profonde con morfologie da scorrimento in pressione. Solo che ad oggi non si è riusciti a trovare un accesso
I lisciandrini
Nelle carte topografiche relative all'altopiano tra Bruca e Balata di Baida ricorre il toponimo "lisciandrini". Il termine indica localmente sia i muretti a secco che la pietra calcarea utilizzata per costruirli. Si tratta di una roccia calcarea mesozoica nettamente stratificata in spessori di 10 - 15 cm. E sufficiente rompere gli strati perpendicolarmente per ottenere "mattoni" pronti per l'uso, con due lati opposti già definiti in cava perchè sono quelli delle superfici di strato piano parallele. Sono tuttora attive alcune cave di lisciandrini